1.3 Qualia eterei
Cognitum autem est in cognoscente secundum modum cognoscentis. (Tommaso d'Aquino, Summa Theologicae, pars prima, quaestio XII, articulus IV)
Con il termine qualia, principalmente in ambito anglofono(sebbene il termine sia latino: quale-qualis), vengono attualmente indicate le proprietà qualitative degli stati mentali, dell'esperienza cosciente.
Qualia sono le "qualità soggettive", e il termine sembrerebbe fare diretto riferimento alle qualità secondarie di John Locke.

[...] "intrinsic" properties, the subjective, private, ineffable properties that constitute the way things look to us [...] (Dennett 1998, pag 142)

John Searle evidenzia, con una certa diffidenza, quanto la diatriba sui qualia e l'utilizzo del termine in questo senso sia recentissima.

In recent literature, there is a dispute about something called "qualia" [...] (Searle 1992, pag. 20)

La disputa sui qualia è sicuramente peculiare nel recente dibattito sulla mente, ed è largamente diffusa (molto più di quanto Dennett auspica, come vedremo).
L'utilizzo del termine in questo senso non è però così recente: è sicuramente utilizzato in questo senso nel saggio  Mind and the World Order - Outline of a Theory of Knowledge di CI Lewis del 1929.

Qualia are subjective; they have no names in ordinary discourse but are indicated by some circumlocution such as "looks like"; they are ineffable, since they might be different in two minds with no possibility of discovering that fact and no necessary inconvenience to our knowledge of objects or their properties.(Lewis CI, 1929, pag.124)

Consider such a property as "round" or "blue." The real roundness of the real penny is seen as all degrees of elliptical appearance; the blueness of the blotter may be seen as any one of a whole range of color-qualia, depending on the illumination.(Lewis CI, 1929, pag.121)

Cosa sono più precisamente i qualia?

Look at a glass of milk at sunset; the way it looks to you--the particular, personal, subjective visual quality of the glass of milk is the quale of your visual experience at the moment. The way the milk tastes to you then is another, gustatory quale, and how it sounds to you as you swallow is an auditory quale; These various "properties of conscious experience" are prime examples of qualia. (Dennett, 1988)

For us, the lowest level of conscious experience involves sensory qualia: experiences of taste, touch, sight, and the like.(Flanagan 1993, pag 51)

Su una posizione simile a quella di Flanagan si pone lo stesso Lewis.

Immediate qualia constitute the ultimate denotation in experience of our concepts, and the specific character of the given plays its indispensable part in any verification.(Lewis CI, 1929, pag.310)

Sia in Flanagan che in Lewis i qualia sono il fondamento dell'esperienza cosciente.
Ciò che è peculiare della posizione di Lewis è il fare di tale fondamento un universale.

There are recognizable qualitative characters of the given, which may be repeated in different experiences, and are thus a sort of universals; I call these "qualia." But although such qualia areuniversals, in the sense of being recognized from one to another experience, they must be distinguished from the properties of objects.(Lewis CI, 1929, pag.121)

Tale universalità ha fondamento nella ipseità, nell'essere sempre la stessa cosa dell'esperienza qualitativa, a discapito della irripetibilità e unicità dei singoli eventi dell'esperienza.
(Il "rosso" è sempre "rosso" sebbene ogni esperienza di rosso sia unica ed irripetibile)

The presentation as an event is, of course, unique, but the qualia which make it up are not. They are recognizable from one to another experience.(Lewis CI, 1929, pag.60)
 
Non solo.
Per Lewis è nel quale che va ricercata la relazione, il rapporto tra segno e significato.(Questo aspetto è di primaria importanza, come vedremo, nella nostra trattazione)

If there were no correlation in the individual mind between the concept and particular qualia, then no experience could be the signal of any particular meaning.(Lewis CI, 1929, pag.144)

Semplifichiamo: la pagina che leggete in questo istante è bianca: questa sensazione di bianco è un quale.
La sensazione di pressione del vostro corpo sulla sedia nella quale siete seduti è un quale, è un quale il fruscìo delle pagine che  avete (eventualmente) in mano.
E' un quale ogni suono che ora udite, ogni profumo che percepite.
Kant non gradirebbe, e non gradirebbe Locke ( ma Berkeley potrebbe gradire e forse anche Hume): a nostro avviso anche la percezione del tempo e dello spazio sono qualia.
La sensazione del prima e del poi (come potrebbe dire Aristotele) è un quale, la sensazione dell'estensione e della spazialità è un quale.
La vostra stessa coscienza, il vostro "esserci", potrebbe essere vista come un  quale. (Ipotesi che Dennett scarterebbe categoricamente)

Abbiamo citato grandi pensatori della modernità (Kant, Berkley, Hume), occorre però fare le debite distinzioni.
In Kant lo spazio e il tempo sono le condizioni del conoscere e del percepire, i presupposti, esse sono intuizioni a priori,  non fenomeni, nei quali i qualia potrebbero essere inclusi.
In Locke spazio e tempo sono qualità primarie, proprietà oggettive della realtà, i qualia sono quasi le qualità secondarie, le già citate proprietà soggettive.
In Berkley ogni ente è tale perché è percepito e solo quando è percepito, quale ed ente coincidono. Se il tempo e lo spazio esistono è perché sono percepiti, se sono percepiti sono sensazioni (qualia).
In Hume spazio e tempo sono ideas, ma ogni idea esiste perché riferibile ad una o più impressions. (qualia)

Percezione, sensazione, rappresentazione, impressione, fenomeno: queste problematiche non sono, come si è visto, qualcosa di esclusivamente attuale.
Nel corso della storia della filosofia il problema della percezione, della rappresentazione, della sensazione e del grado di verità che esse possiedono è stato uno dei problemi fondamentali.
La risposta, o il tentativo di risposta, che ognuno di noi tenta di dare a questa domanda lo colloca in una specifica posizione ontologica.
Un materialista tenderà a rispondere in un modo, un idealista propenderà a soluzioni totalmente differenti.

Storicamente i primi filosofi ad aver discusso razionalmente su quanto le cose del mondo non sono come ci appaiono furono gli scettici.("scettici" anzitutto per questo)
Non ci soffermiamo sulle acquisizioni dello scetticismo, evidenziamo però quanto il fiorire del neoscetticismo in ambito francese, a cavallo tra il 500 e il 600, sia uno dei fattori fondamentali dello sviluppo del razionalismo moderno.
Lo stesso cogito cartesiano (fondamentale nella nostra trattazione) ha modo di esistere solo e soltanto in virtù della crise pyrrhonienne scaturita dalla riscoperta dei filosofi scettici e del loro maggiore divulgatore Sesto Empirico tradotto da Gentien Hervet, come evidenzia uno dei massimi storici dello scetticismo, Richard Popkin(1979), e come ha ribadito, con una analisi storiografica accuratissima, Gianni Paganini nel suo notevolissimo Scepsi moderna: interepretazioni dello scettismo da Charron a Hume (Paganini, 1991).

Ogni epoca storica  ha quindi risposto a questa problematiche a suo modo e con determinazioni via via più raffinate, talora decisamente bizzarre, ma le domande in gioco sono state e sono, essenzialmente, le medesime:
Il mondo esiste come noi lo vediamo?
In caso negativo: E' possibile concepire il mondo per come esso è?
E' possibile sopperire alla limitatezza dei nostri sensi attraverso il pensiero?
Oppure è il pensiero fallace ed è preferibile fare affidamento sui nostri sensi?
Le nostre sensazioni e percezioni, sono le medesime oppure ognuno di noi sperimenta il mondo, qualitativamente, in maniera totalmente differente dagli altri individui?
E' possibile comunicare queste sensazioni o esse sono totalmente e definitivamente private?
Queste sensazioni sono "reali" o sono illusorie?
Cosa significa "reale"?
Che status possiede l'illusione?
La coscienza umana è l'unica forma di coscienza possibile?
Gli animali provano sensazioni, hanno una coscienza?

In ogni epoca e dai diversi pensatori la terminologia adottata al fine di dare una risposta a queste domande è stata, ovviamente, differente.
Il motivo di questo variare non è attribuibile esclusivamente al diverso contesto culturale, storico o linguistico: è bensì da ricercare nell'oggettiva differenza di significato al quale i termini adottati si sono di volta in volta riferiti.
Forniamo un esempio: esiste una affinità tra tra phaenomena in Kant e secondary qualities in Locke, ed esiste una affinità di entrambe le concettualizzazioni con i qualia attuali.
La differenza di significato sta tutta  negli ambiti semantici ai quali tali concettualizzazioni possono essere ricondotte.
Il termine qualia ha ambiti semantici in comune con i phaenomena, le secondary qualities, le impressions, la rappresentazione, la sensazione ma ne ha di propri ed esclusivi: primo fra tutti, e distintivo, l'allontanamento, il distacco dall'oggetto, dall'ente.
L'idea di quale è peculiare rispetto ai suoi precedenti "affini" perché  svincola in maniera quasi totale la rappresentazione di un oggetto dall'oggetto stesso e la chiude completamente nell'ambito della soggettività.

Qualia as presentations of external reality and qualia as states of a mind are quite different matters. In both cases, they are presentations of objects quite different objects because the relational context into which the presentation is brought in being understood is quite different in the two cases.(Lewis CI, 1929, pag.127)

Qualia non è quindi rappresentazione soggettiva dell'oggettività, è, in maniera quasi esclusiva, sensazione soggettiva.

Questa determinazione, caratterizzante e appunto distintiva dell'idea di quale, rende possibile una comprensione immediata della pesante critica di Dennett a tale diffusa concezione.
Essa è vistosamente incompatibile con il suo l'approccio materialista.
Lo è poiché può degenerare facilmente  in posizioni idealiste (talora perfino mistiche) ma, in maniera ancor più vistosa, perché costituisce il centro di gravità (come Dennett potrebbe dire) della posizione dualista.

La battaglia di Dennett contro i qualia è quindi perfettamente coerente con il suo lavoro, tale battaglia, in seno ad esso, non può che avere luogo.
Questa battaglia, Dennett lo riconosce, è andata perduta: il termine qualia è largamente utilizzato, come appunto sono diffuse e radicate le idee (spesso in contraddizione) alle quale il termine fa riferimento.

There is no other sense that has a clear and agreed-upon meaning, so I have recommended abandoning the word, but I seem to have lost that battle (Dennett 1998, pag 141)

Quining  qualia!
Questo è il motto di Dennett (nonché il titolo di un suo articolo, in Dennett 1988).
"To Quine", come Dennett evidenzia in tale articolo, deriva da un dizionario satirico, The Philosophical Lexicon (Dennett 1987), da lui curato nel corso di oltre vent'anni.

The verb "to quine" is even more esoteric. It comes from The Philosophical Lexicon a satirical dictionary of eponyms: "quine, v. To deny resolutely the existence or importance of something real or significant." (Dennett 1988)

Nella prefazione all'ottava edizione del dizionario Dennett specifica meglio la genesi di questo pseudo-eponimo.
Nel settembre del 1969 Dennett annota alcune riflessioni e utilizza scherzosamente la definizione quining intentions.
"To quine", facendo riferimento alla metodologia di uno dei suoi dichiarati maestri (Willard Van Orman Quine), diventa quindi: negare risolutamente l'esistenza e l'importanza di qualcosa di reale o significante.
Il verbo in questione è quindi la prima voce dello scherzoso dizionario.

The Lexicon began one night in September of 1969 when I was writing lecture notes and found myself jotting down as a heading "quining intentions". I saw fit to compose a definition of the verb.

Negare i qualia quindi, o meglio: negare che i qualia siano o abbiano delle proprietà speciali. (E Dennett appunto ribadisce la negazione della visione dualista, della quale i qualia sono, a suo modo di vedere, una determinazione).

Qualia are supposed to be special properties, in some hard-to-define way. My claim--which can only come into focus as we proceed--is that conscious experience has no properties that are special in any of the ways qualia have been supposed to be special. (Dennett 1988)

Questa negazione in Dennett potrebbe apparire equivoca.

I deny that there are any such properties. But I agree wholeheartedly that there seem to be.(Dennett 1998, pag 141)

Affermazioni come questa hanno determinato un fraintendimento del senso della critica di Dennett ai qualia.
L'aspetto specifico della critica (alle presunte caratteristiche speciali dei qualia)  viene inteso come negazione integrale, da parte di Dennett, delle "qualità soggettive".

Quining qualia is an overreaction. The qualitative "ways things seem to us" aspect of certain mental states can be the most salient feature of these states, and the only feature available in the first person, without being the only features of these states.(Flanagan 1993, pag 61)

Quine qualia!This is a bad idea. Qualia are for real. Dennett himself says what they are before he starts quining. Sanely, he writes, "'Qualia' is an unfamiliar term for something that could not be more familiar to each of us: the ways things seem to us" (Flanagan 1993, pag 61)

Ciò che Dennett quindi propone è l'abbandono dell'idea di qualia concepito come proprietà speciale, totalmente altra e irriducibile alla fisicità.
Il suo auspicare l'abbandono dell'utilizzo del termine è rivolto a questo obiettivo, perseguendo questo obiettivo Dennett ripropone ulteriormente la sua contrapposizione al dualismo cartesiano.
Non solo: il ribadire di Dennett quanto specifiche argomentazioni (abstent qualia, inverted qualia) abbiano poca o nessuna valenza, se non consistenza, e indicare in esse il pericolo vistoso della mera chiacchiera (sino al degenerare in improbabili disquisizioni sugli  zombies) ha un valore che oseremo definire terapeutico.

I entirely agree with Dennett that no good sense can be made of the idea of an inverted spectrum or of inverted qualia, absent qualia, or any similar product of credulous faith in the powerof thought-experiments to reveal genuine possibilities. (Andrew Brook in  Ross ,Brook ,Thompson 2000, pag 232)

Dennett ribadisce più volte la sua incredulità di fronte a questo tipo di involuzioni del discorso, per quanto concerne poi gli zombies e il loro inaudito e inspiegabile fascino (anche su pensatori di indubbia reputazione)  la sua posizione è tutt'altro che tenera.
Chiacchierare degli zombies è per Dennett qualcosa di stupido in grado inimmaginabile (The Unimagined Preposterousness of Zombies: Commentary on Moody, Flanagan, and Polger in Dennett 1998)
Gli zombies sono per Dennett la summa di tutto ciò che è negativo e inopportuno nell'indagine sulla coscienza.
Costituiscono uno splendido esempio di come spesso i filosofi nello sviluppare le loro teorie determinino strutture improbabili e si ritrovino, come i buffi personaggi di un cartone animato,  a camminare tra le nuvole fino a quando, prendendo atto di tale impossibilità, cominciano a precipitare.

Sometimes philosophers clutch an insupportable hypothesis to their bosoms and run headlong over the cliff edge. Then, like cartoon characters, they hangthere in midair, until they notice what they have done and gravity takes over. Just such a boon is the philosophers' concept of a zombie, a strangely attractive notion that sums up, in one leaden lump, almost everything that I think is wrong with current thinking about consciousness, (Dennett 1998, pag 171)

Concludiamo invece con una considerazione sui qualia, alla quale il titolo di questo paragrafo allude.
Nella fisica moderna nessun ricercatore parla più di etere.
Prima della teoria della relatività il concetto di etere costituì però un buon modo per spiegare la diffusione delle onde elettromagnetiche nello spazio interstellare.
Il dibattito sull'esistenza dell'etere e la correlata  contrapposizione tra teorie corpuscolari e teorie ondulatorie andò avanti per decenni.
La discussione sull'esistenza e la natura dei qualia ricalca in molti aspetti lo schema di quel dibattito, parte dei presupposti logici addirittura sono i medesimi.
Allo stato attuale all'idea di qualia non si contrappone alcuna teoria sufficientemente determinata e articolata capace di superarli e relegarli a mero oggetto d'indagine della storiografia; non c'è stata ancora alcuna rivoluzione, in questo ambito, equiparabile alla rivoluzione apportata dalla relatività nella fisica.
Con tutta probabilità l'idea di qualia (come pure tante altre determinazioni e acquisizioni attuali) avrà la stessa sorte dell'idea di etere ma (sebbene, come abbiamo chiarito nella premessa Dennett non approvi questa credenza)..."Some day, but not yet. This enterprise is all just premature."