Jonas e il diritto delle generazioni future.
Soluzione avalutativa dell'assioma del dovere nei confronti delle generazioni future di Jonas attraverso lo spostamento dello stesso dall'ambito della temporalità a quello della spazialità
Una delle problematiche fondamentali affrontate dal già citato Jonas è il problema del diritto delle generazioni future, del dovere delle presente nei confronti di esse.
Jonas pone come assioma: "Dobbiamo avere cura di lasciare un mondo vivibile per le generazioni future".
Lo pone come assioma ma non lo giustifica, non "convince", il problema è risolto affermando "E' giusto che le generazioni future ricevano da noi un mondo vivibile".
L'asserzione, posta in questi termini, per il semplice fatto che si introduce una componente "valutativa" (giusto-ingiusto) non è etica, è morale, è un'opinione, rispettabilissima e augurabile ma pur sempre un'opinione.
Mi pare si possa rendere il problema "etico" ricorrendo nuovamente all'idea azione-relazione.
Le generazioni attuali costituiscono già comunità con quelle future.
Il semplice fatto che una mia azione possa costituire motivo e causa di impossibilitare una relazione tra altri individui (danno) rende l'azione stessa una relazione, il problema è etico, ergo giuridico.
Il fatto che l'individuo al quale creo un danno non sia presente (perché ancora non è nato) non cambia la situazione.
Se così non fosse sarebbe lecito determinare un qualsiasi danno a qualsiasi individuo: sarebbe sufficiente premurarsi che l'individuo non sia presente fisicamente in quel momento.
Il problema del dovere delle generazioni presenti nei confronti delle generazioni future diviene problema etico (ergo concernente il diritto) non appena si concepisce la relazione tra esse dal punto di vista della spazialità piuttosto che da quello della temporalità.
Concependolo da questo punto di vista il problema diviene etico proprio includendo “ciò che non ha coscienza” (lo spazio, la “struttura materiale”) nel processo stesso.
L’etica quindi, proprio seguendo Jonas, perde in questo senso, ma solo parzialmente, la sua “antropocentricità”. (vedi assioma dell'intenzionalità e la definzione di etica)
La spazialità, la “struttura materiale”, intesa anche come sommatoria degli strumenti che l’umanità progressivamente crea (vedi “Equalism: aspetti sociologici generali”), pone il problema etico come necessità di creare strumenti che non rendano impossibile il corretto relazionarsi degli individui, siano essi individui “presenti”, siano essi individui che devono ancora nascere.
(Vedi l’assioma dell’intenzionalità e la seconda proposizione di “Equalism: aspetti speculativi generali”)